Il Cigno

Tenere onde,

sulla superficie

lievi carezze

di vento.

Ombrosi colli,

sul volto del cielo

tremuli tocchi

di sole,

tra i ciottoli

polvere di luce.

Sfumate,

come sospese,

le candide piume

sui confini del lago.

Nel greve torpore

del quieto meriggio,

un vagare incerto

di sogni

e umidi sensi.

Libero,

nella marea

avvolgente

di vite lontane,

tenui petali

e cauti passi.

Fuggi,

nello specchio

infranto

da grigie nubi.

Luce lunare

Marmoreo cielo,

sussurri sottili

attraverso

il freddo suolo.

Come parole

calpestate

dal tremulo vento,

sprazzi di luce

tra secche fronde.

Avidi silenzi,

nel bosco

addormentato

dal gelido mattino.

Smarrita.

Nella vastità

di un eco

che lento

vaga,

sopra rintocchi

di secche foglie.

Nella vivace

solitudine

del pallido giorno,

matura risplende.

Quella luna

addormentata,

tra i sorrisi

delle nubi

che quiete fuggono.

Tenera,

dietro l’abbraccio

di una nebbia

che morbida

trema.

Sullo sfondo del cielo

Sfumati sorrisi,

si stagliavano

tremuli

tra fronde di luce.

Nel frammentato sorriso

di un tenue tramonto,

cupi sguardi di cielo.

Ritagliato

tra morbide curve

dell’orizzonte,

in un infinito

lamento

di foglie strappate.

Quegli alberi

vegliavano

sul temporale lontano,

timidamente

dimenticato

in un giorno d’inverno.

Fluide corse

di sfumate ombre,

attendevano quieti

i crespi tronchi.

Nell’eterna tela,

una corsa sospesa

di grigie nubi.

Sullo sfondo,

fresche lacrime

di penombra.

Sotto il sole del mattino

Nell’aria

soffusa

di pallidi

ornamenti,

vibra

un remoto

bagliore.

Esplode

d’incanto

quel chiaro

cielo,

tra nubi dense

e lievi silenzi.

Sorge,

nel quieto vagare

di tremule vite,

parole

sospirate

sotto uno sguardo

immenso.

Quel cerchio

lucente

di nebbia

si sveste,

lacrime d’oro

fra brividi

d’ombre.

Battiti

di fuoco

e meraviglia,

quel sole

nell’universo

arde.

Socchiusi

gli sguardi,

nel trionfare

di un mattino

che quel sorriso

scalda.

La sera sulla città

Gira,

un lento vortice

di luci ed emozioni,

nello smarrito

palpitare

di raggi ed ombre.

Un vuoto

rincorrersi

di respiri e colori,

nel riflesso

di quel fiume

che solitario fugge.

Sotto passi

sospesi

tra rosse nubi

e respiri,

quel velo lento

scende.

Nello splendore

infuocato

di un tramonto,

riflesso tra

opachi vetri,

occhi stanchi.

Ruota

nell’aria

questa frenesia

di animi e stelle,

nel fresco

avanzare

di una notte

che timida sorge.

Su quell’acqua

riflette

il suo sorriso.

Sulla città, la sera.

Smarrirsi

Si perde,

nel cuore di scolpite rocce,

l’eco di un profondo respiro.

Tremano

i rintocchi

di sguardi erranti,

tiepida meraviglia.

Sotto l’ombra

di nubi d’argento,

fugge

la mente inquieta.

La fresca erba

la pelle avvolge,

tra le dita

grovigli di grigi sassi.

Nell’infinito abbraccio

di antiche vette,

corrono

i lievi pensieri.

Leggeri,

tra le aspre pareti,

sotto gli eterni

battiti

di un intenso cielo.

Assorti,

nel quieto vagare

d’un giorno d’estate,

in quel pezzo di mondo

dove il tempo

si strugge.

Smarrito.

Il Girasole

Leggero.

Smarrito tra

storie di

ciottoli e passi,

sorridi.

Nella carezza

del vento estivo,

i teneri petali

socchiudi.

Fiero oscilli,

tra note di

acqua e terra,

sulla dolce corrente

che eterna fugge.

E tu risplendi,

tenero fiore

dal sole toccato,

nel tuo morbido calore

vivono i ricordi.

Che tra gli occhi

rapidi si rincorrono,

lucide lacrime

che si infrangono

nel fiume.

Nel perpetuo

vagare

di rumori e stagioni,

tu ignaro riposi.

Sotto lo sguardo

di un cielo

che vorresti

poter toccare.

Solo,

nell’abitare

quel luogo

che ormai t’appartiene.

Splendore

Nel vuoto sospiro

di palpiti di luce,

abbaglia.

Maestoso risplende,

l’ardente sguardo

tra sperdute ombre.

Nelle sfumature

di un cielo

che in nubi si scioglie,

fiamme di raggi.

Un incendio

divampa

sulle mute strade,

scintille carezzano

i volti attenti.

Il mondo si sveste

di ambrato stupore,

palpebre socchiuse

scrutano

quel lontano sorriso.

Celati ricordi

dal cuore sgorgano.

Quell’occhio

rivela remote

memorie,

note di crepuscolo

s’insinuano

tra le crepe del giorno

che ancora

splende.

L’ora dell’oro

Palpiti soavi,

sopra le dorate

onde del caldo vento.

Nella leggera

polvere di luce,

smarrite danze

di morbidi fiori.

Opaco bagliore,

sfumature ardenti

tra le ombre

di un tramonto

che quieto giace.

Sui pensieri

di verdi foglie,

fra i riflessi

di sbiaditi colori.

Immobili musiche

di abbagliante stupore,

nel giallo cielo

che eterno scorre.

Sospeso.

Un pulviscolo

si libra

sugli incerti profili

dei remoti colli.

Quell’oro,

che ovunque risplende.

La voce dei monti

Infiniti pensieri,

come grovigli di luce

tra le cime imbiancate.

Nei profili

di secchi rami,

il cielo cantava

sul tramonto

dello stanco giorno.

Sotto le dita

logora corteccia,

quieto sollievo

tra gli affanni

del lungo cammino.

Nel freddo fluire

del giovane vento,

i monti vibravano

di velati riflessi.

Lontano,

quel mondo.

Smarrito tra vaste ombre,

sotto le eterne vette

svaniva

il riflesso del sole.

Nell’immensa saggezza

di quella greve natura,

fioriva la mente.

Nell’anima il chiarore

di tenere voci,

candidi bagliori

tra verdi prati.

Sull’aria,

remote parole.